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I Dammusi di Borgo Cala Creta
DI SALE DI VENTO E D’IMMENSO

di Mirella Puccio  

Perché Lei è così… non ti conquista, ti ammalia. C’è una sottile differenza… ed è tutta lì la sua magia, fatta di sale, di vento e d’immenso.

L’Isola si stagliava minuscola sotto i miei occhi. Dall’alto era insignificante.
L’aereo compì una virata e iniziò la fase d’atterraggio.
Avevo preso la migliore decisione della mia vita, trasferirmi fuori dal mondo senza andare in capo al mondo, a 152 km dalla costa africana e a 210 da quelle siciliane. Avrei vissuto al confine fra due mondi circondata da una natura selvaggia. Da due anni a questa parte ogni scusa era stata buona per tornare a Lampedusa, dopo la prima vacanza: le ferie pasquali, il week-end a giugno con le amiche per festeggiare il mio compleanno, il volontariato a luglio per sorvegliare i nidi alla spiaggia dei Conigli dove le tartarughe Caretta Caretta depositavano le uova. Quando i pretesti erano finiti, la decisione di lasciare Bergamo per Lampedusa.
Finalmente atterriamo, il cielo limpido è un acquerello azzurro, lo scirocco increspa il mare e i miei capelli. Al 30 marzo c’è già un meraviglioso caldo estivo. Annuso con voluttà l’aria asciutta che sa di salsedine e chiudo gli occhi pregustando bagni e immersioni. Recupero le valigie e mi avvio all’uscita, dove Franco mi aspetta con la sua sgangherata Land Rover. Era diventato il mio driver di fiducia poiché non guidavo e detestavo le auto. A Bergamo usavo i mezzi pubblici e mi recavo al lavoro a piedi.

«Bentornata a Lampedusa signora Ludovica!»
«Ciao Franco, che gioia rivederti, come stai? Ho portato tanti regali ai tuoi bambini».
«Tutto bene, grazie! Andiamo subito in albergo?»
«Sì, non vedo l’ora… è stato un viaggio faticoso, stamani sveglia alle cinque, per me che sono una dormigliona è terribile, ma non importa, ne valeva la pena».
«Ha fatto la scelta giusta, qua è un paradiso».
Come dargli torto? Dal finestrino guardo il mare, un bouquet di colori declinati in tutte le sfumature dal bianco al blu, spiagge bianche, piatte, nascoste da baie di sogno dai nomi evocativi alternate a scogliere alte e scure. Cala Creta, Cala Madonna, Cala Pulcino, Isola dei Conigli. Ho voglia di scrivere i versi più belli osservando la mia Isola.
Sono una donna fortunata.
La voce di Franco mi riporta alla realtà:
«Domani a che ora andiamo al dammuso?»
«Può venire verso le 10.00? Così ho tempo di fare colazione e un giro al mare».

L’etimologia del nome dammuso risale al latino ”domus” e al corrispondente arabo ”dammus”. La costruzione tradizionale era priva di fondamenta e si dipartiva da due filari in pietra con una camera d’aria, profondi anche un metro e mezzo, con una copertura a cupola, che ne favorivano due aspetti importanti: l’isolamento termico ed il convoglio dell’acqua piovana.
Ho sempre avvertito una preferenza per le costruzioni circolari rustiche, i soffitti a cupola, i muretti a secco. Avevo visitato i Trulli di Alberobello, l’area di Modica e Ragusa, i dammusi di Pantelleria e infine quelli di Lampedusa. Viaggiavo per lavoro e per passione, ricordo ancora la mia prima vacanza in cui era scattato il colpo di fulmine per l’Isola Magica. Il soggiorno all’hotel I Dammusi di Borgo Cala Creta mi aveva convinto che quel tipo di abitazione era il luogo in cui desideravo vivere e dopo una lunga ricerca ero riuscita a trovarne uno in affitto, parzialmente arredato. Franco mi aveva aiutato procurandomi idraulico, elettricista e giardiniere; nel giro di pochi giorni a interventi conclusi mi sarei trasferita. Il resto delle mie cose viaggiava in traghetto con corriere e durante i lavori avrei ricevuto tutto il necessario per abbellire il mio bellissimo dammuso. Biancheria, libri, stoviglie… non vedevo l’ora di mettere a posto la mia nuova casa. Mi aspettavano giorni intensi e felici, negli elementi a me più congeniali: mare, natura, animali. Rincorrevo una vita autentica, genuina, lontana dalle ipocrisie quotidiane.
Volevo addormentarmi col canto dei grilli e destarmi guardando l’azzurro del mare. Senza orologi, né sveglie.
Volevo ascoltare la mia musica preferita a tutto volume senza disturbare i vicini o restare in silenzio per giorni chiusa nei miei pensieri senza rendere conto a nessuno.
Tenere il cellulare spento e dimenticare tutte le mie password.
Leggere un libro per ore o andare ai Conigli per sdraiarmi al sole, senza telefono.
Questo volevo, a 50 anni.
Ai Dammusi di Borgo Cala Creta mi ero sentita a casa, come poche volte. Al di là della squisita ospitalità, il resort rivelava la sua anima in ogni dettaglio. La raffinata semplicità degli arredi in sintonia con l’ambiente, il panorama sulla riserva marina delle Pelagie, la tranquillità della location priva di rumori, cornice ideale per un soggiorno indimenticabile. Avevo compiuto tre viaggi nel corso di due anni, quest’ultimo, il quarto, di sola andata.

«Bentornata dottoressa».
«Ezio, ci davamo del tu se ben ricordo e soprattutto, via quel dottoressa!»
«D’accordo, ciao Ludovica, ora sei dei nostri».
«Sì, finalmente mi sono trasferita. Una gioia immensa. E da giugno tornerò a sorvegliare come volontaria la spiaggia dei Conigli per la tutela delle tartarughe Caretta Caretta. Non riesco a descriverti la mia emozione».
«Complimenti! E il lavoro?»
«Continuerò a operare a distanza, come consulente, non intendo più tornare in ufficio e dedicherò più tempo alla stesura dei miei libri».
«Una svolta importante nella tua vita…»
«Sì, epocale, ora o mai più».
«Non sapevo fossi anche scrittrice, quale onore per noi averti qui!»
«Dai, sono sconosciuta ai più… chissà che il trasferimento a Lampedusa non mi porti fortuna».
La mia solita camera bianca e azzurra sembrava attendermi. Mi gettai esausta sul letto. Guardando il soffitto nella sua concava rotondità pensai a quanto fosse incantevole. La perfezione assoluta. Mi rialzai, osservando dalla finestra tanto verde, curato e rigoglioso, quasi stonava con l’aridità dell’isola, carente di vegetazione.
Indossai uno scialle e decisi di cenare in terrazza, anche se faceva fresco, dopo andai subito a dormire. Ero molto stanca e mi attendevano giorni faticosi.
Mi svegliai alle sette con difficoltà, avrei riposato fino a mezzogiorno.
Dopo il breakfast feci una capatina al mare, era ancora freddo, lasciai che l’acqua mi lambisse le gambe. Erano quasi le dieci, Franco aveva inviato un messaggio, mi aspettava alla reception. Lo raggiunsi.
«Signora Ludovica buongiorno, dormito bene?»
«Ciao Franco, sì, ma troppo poco».
«Avrà tempo di recuperare. Forza, andiamo, la sua nuova casa l’aspetta».
Casa… una parola importante. La casa è tutto nella vita e deve essere conforme alla nostra personalità. Franco chiacchierava senza sosta e sembrava più contento di me.
«Signora, ha realizzato il suo sogno… non è da tutti e ci vuole coraggio a fare certe scelte».
«Il tuo aiuto è stato fondamentale, senza di te avrei incontrato mille difficoltà».
Giunta a destinazione trovai un uomo che lavorava in giardino, si presentò come Alex e aveva l’aria simpatica.
«Riuscirai a rinverdire questa landa?»
«Sì, questione di giorni… ehm… no, qualche settimana… vabbè, dammi un paio di mesi, vedrai fiori, alberi e cespugli».
«Fantascienza allora!»
«Lo sai, qui non è facile, ci possiamo provare e qualcosa verrà fuori, te lo prometto, abbi fede in madre natura».
Guardandolo con quella tuta, i capelli chiari in disordine, le mani con le dita affusolate piene di terra, pensai fosse fuori posto. Uno tipo me, per intenderci.
«Che ci fai a Lampedusa, Alex? Da dove sei scappato?»
«Ex architetto, ex docente, ex cittadino… Scappato da Torino, divorziato, uomo libero da tre anni, residente a Lampedusa. Svolgo il mestiere più bello del mondo, giardiniere tuttofare. E tu?»
«Ex cittadina, giornalista, scappata da Bergamo, single dalla nascita. Continuerò a lavorare a distanza con i miei ritmi, diventerò una brava nuotatrice, proseguirò la sorveglianza ai nidi delle tartarughe e soprattutto, non smetterò di scrivere versi e romanzi».
«Questo sì che è un buon inizio… sono impressionato! Temevo fossi la solita snob stanca della città che viene qui e alla fine dell’estate torna di corsa nel suo smog».
«Io sono già fuggita e intendo restare a Lampedusa. Cercavo un’alternativa valida alla quotidianità, fatta di sale, di vento e d’immenso. Amo le isole, la natura, gli animali e ho un debole per gli ambienti circolari».
Alex sorrise e mi guardò con i suoi occhi cerulei.
«Hai trovato il posto giusto… spero nel momento giusto. Le due cose non sempre sono associate. Adesso stop alle chiacchiere, riprendo a lavorare».
Si allontanò e rimase tutto il giorno in giardino eliminando una gran quantità di erbacce, seminando e zappando silenziosamente, senza sosta.
Io mi occupai di ripulire il dammuso, due camere più il bagno.
Non c’era nulla da mangiare, Alex mi accompagnò in centro per fare la spesa.
Lo invitai a restare, spaghetti al pomodoro, frutta e vino bianco.
Si fermò a dormire e fu l’apoteosi.

L’indomani si svegliò presto per continuare i lavori. Andai in spiaggia, la temperatura quasi estiva non mi faceva rimpiangere la mia grigia città flagellata da piogge e grandinate. La pelle aveva già un colorito roseo e inevitabilmente inviai un selfie ai colleghi in shorts e canottiera mentre camminavo sulla battigia. Ovviamente senza trucco e con le trecce!
Ecco, questo era ciò che cercavo, una vita semplice e senza fronzoli. Da tanto, troppo tempo inseguivo ambizioni professionali vane e aleatorie. Un giorno il mio futuro si era palesato sulle pagine di una rivista. Fra un viaggio e l’altro in giro per l’Europa avevo incastrato anche Lampedusa, non facile da raggiungere. Poi la decisione che aveva stravolto la mia vita, cambiando l’approccio con la realtà.
Nei giorni seguenti giunse il resto dei bagagli, frammenti di una vita passata ma ancora presente. Libri, CD, biancheria e stoviglie, gli album di foto, i ricordi e le piccole cose da cui non ero riuscita a separarmi. Il mio appartamento dato in affitto a una giovane coppia mi consentiva di pagare le spese del dammuso. Avevo lasciato tutti i mobili e tanti oggetti inutili. Cercavo solo il necessario… un pezzo di cielo stellato, il mare, lunghe passeggiate. La mia nuova abitazione era arredata con l’indispensabile, il bagno ospitava una bella vasca, nel patio le sdraio, l’amaca e il barbecue.
Alzare gli occhi verso il tetto a cupola mi trasmetteva serenità.
Vedere dove andava a tuffarsi il sole al tramonto, avvertire la magia dei profumi che giungevano alle narici, era un incanto. Nessun clacson, antifurto o sirena violava la magnifica tranquillità. Silenzio e bellezza allo stato puro.
«Pensare troppo fa venire l’emicrania».
La voce di Alex mi riportò alla realtà.
«Che dici… penso alla mia vita passata e ancora non mi rendo conto della nuova. Un salto di qualità».
«Ti capisco perché ho compiuto lo stesso passo tre anni fa e non me ne sono mai pentito. Piantare tutto e trasferirmi a Lampedusa è stato il progetto migliore della mia vita. Però… non avevo messo in preventivo d’incontrare una donna come te».
Le sue parole mi stupirono, ci guardammo negli occhi, si avvicinò e mi strinse in un abbraccio:
«Sei la mia ragazza e sono geloso».
«Ahahah, io di più, stai attento!»
«Posso dormire da te ogni tanto?»
«Ne sarei felice».

Alex tornò alla sua vecchia vita l’anno seguente. Io restai. Nel frattempo avevo imparato a usare lo scooter per muovermi in modo più indipendente nell’Isola, in bici ero negata. Un giorno accolsi un cane e un gatto randagi… la famiglia di botto aumentò, eravamo in tre a casa.
Di tanto in tanto andavo a prendere l’aperitivo ai Dammusi di Borgo Cala Creta location selezionata in accordo con il mio editore per la presentazione del mio primo romanzo, dal titolo: “Una storia semplice”.
Fu un successo di pubblico e di critica.
Senza troppi sforzi.
Perché in fondo la vita va avanti per conto suo.